L’emergenza sanitaria legata al COVID-19 ci ha costretto a fare i conti con la perdita: del nostro consueto modo di vivere l’intimità e l’individualità ma anche la socialità e, soprattutto, la famiglia.
Tutto ciò che era “ovvio” e organizzato in una routine (più o meno intensa e faticosa), gradualmente ha perso concretezza nell’impatto con un cambiamento repentino che ci ha rivelato quanto possa essere effimero il modo di intendere sé stessi e le relazioni legato alle usuali attività, ritualità, valori e priorità.
Nonostante con la fine della fase 1 “il peggio sembra essere scongiurato”, ci si trova di fronte al crollo delle possibili iniziali illusioni circa un “ritorno alla normalità” come restauro delle passate abitudini: le scuole continueranno ad essere chiuse, il lavoro sarà agile e/o da riorganizzare nel futuro più immediato, si potrà andare nei parchi a giocare ma a distanza da altri bambini, i nonni si possono incontrare ma con mascherine e a distanza.
In questo momento anche la fase 2 sarà accompagnata da distanza sociale, mobilità limitata, libertà vincolata da bisogni non scelti da noi.
Ci si può chiedere: quanto tempo trascorrerà ancora prima di poter decidere un contatto con gli altri più aderente alla nostra decisionalità? Come prevedere il ripristino della nostra condivisione più libera, ognuno alle prese con le regole del gioco di una vita più piena e condivisa?
Come affrontare la fase 2, tra nuove possibilità e vincoli? Che conseguenza avrà avuto la quarantena, la paura del contagio?
La disillusione e la riorganizzazione richiedono un lavoro di tessitura, di ricerca di risorse e nuove possibilità, navigando a vista in una fase di incertezza e cautela che accompagnerà anche la fase 2.
Ansia, rabbia, tristezza, scoraggiamento, preoccupazione per il proprio futuro e quello dei figli possono essere dimensioni molto comuni.
Le relazioni familiari sono particolarmente messe alla prova: da una parte ci si separa obbligatoriamente, dall’altra si condivide costantemente lo stesso spazio abitativo, che diventa il contenitore di tutte le attività e delle possibilità di espressione di tutti i membri, comprimendo gli spazi vitali: le scuole sono chiuse e la didattica si è trasferita a casa, non si può uscire in strada se non per necessità essenziali, i genitori non lavorano o lo fanno da casa dove passano tutta la giornata insieme ai figli senza l’aiuto di nonni e baby sitter.
Si apre così il rischio che i legami di coppia e familiari siano esposti a tensioni mai sperimentate prima.
Questa esperienza può essere trasformata in un’occasione di riflessione e crescita personale e familiare, anche coinvolgendo attivamente i piccoli di casa.
Alcune coordinate possono orientare la possibilità di ripensare creativamente le proprie risorse nella relazione con sé stessi e gli altri, soprattutto in ambito familiare:
Accompagnare all’uscita dall’isolamento
Che conseguenze avrà l’isolamento su mio figlio? Come affronterà il periodo post-quarantena? Cosa dire sulle strategie di precauzione fisica dal contagio?
Spesso i genitori esprimono preoccupazione circa le conseguenze della pandemia e sulle privazioni ad essa legate, per sé e per i figli; bisogna considerare che spesso i bambini dimostrano uno spirito di adattamento più flessibile di quello adulto. Molto spesso i genitori parlano delle conseguenze dell’isolamento sui figli, come se essi fossero degli organismi a sé, avulsi dal sistema familiare, sul cui benessere essi non hanno potere. E’ necessario sradicare questo vissuto: da una parte deresponsabilizza e dall’altra toglie potere alle relazioni familiari, che in questo momento risultano essere le sole vissute “dal vivo”. Affinché i figli non traggano solo conseguenze negative da questa esperienza è necessario che i genitori in primis si facciano carico dei propri vissuti ed aiutino bambini e ragazzi a poter parlare di ciò che stanno vivendo e a sentirsi accettati, sostenuti e contenuti rispetto alle proprie emozioni.
Dire la verità.
I bambini intuiscono l’esistenza di certi argomenti che gli adulti sono restii a condividere, a maneggiare; reagiscono diventando reticenti rispetto a certe tematiche.
Nel loro bisogno di prevedibilità e sicurezza si tengono al riparo dalle frustrazioni dei genitori rispetto a tematiche che fanno trapelare angoscia, incertezza. Nel cogliere che c’è una paura inesprimibile che sentono intorno a loro e di cui non possono parlare spesso esprimono il loro disagio attraverso il corpo e/o il comportamento.
È invece necessario dire la verità ai bambini, con parole adatte alla loro età è utile spiegare cosa sta succedendo e le motivazioni alla base della distanza sociale, delle mascherine di cui vedono i volti coperti, della necessità di aspettare per poter tornare alle loro attività.
L’adulto ha il compito di occuparsi delle proprie paure e delle proprie fragilità per non “contagiare” affettivamente il bambino che, pur in un momento di incertezza, ha bisogno di parametri con cui poter dare un senso alla realtà che vive.
Spazio all’ascolto: nuove possibilità e false credenze
In questo momento in cui si limita la libertà di vivere gli spazi fisici è importante concedersi spazio per ascoltare sé stessi e i propri cari.
Frequente è la credenza di dover essere sempre forti, invincibili, invulnerabili per i proteggere i propri figli e non rompere “l’età dell’innocenza”.
Negare o silenziare le proprie frustrazioni alla ricerca di una sicurezza effimera e un ostentato senso di controllo (laddove primeggia invece l’incertezza, la confusione, lo scoraggiamento, la rabbia) è un atteggiamento che compromette la possibilità di sintonizzarsi con i bisogni e le emozioni dei bambini, che hanno bisogno di mentalizzare i loro vissuti grazie ad un adulto che funga da mediatore tra sensazioni e significati.
Accettare e lasciar fluire le proprie emozioni, condividerle con il proprio partner o altre figure adulte è un buon presupposto per relazionarsi ai figli, soprattutto in questa fase.
“Cosa sento? Come reagisco? Cosa sta succedendo in casa? Cosa mi sta comunicando mio figlio con il suo comportamento? Come posso intervenire?”. Riflettere sui propri vissuti e cogliere il clima emotivo in casa aiuta a comprendere e relazionarsi.
Non bisogna aver paura delle proprie emozioni: imparare a riconoscerle ci aiuta a
gestirle; quando abbiamo la possibilità di rappresentarle nella nostra mente aumenta la capacità di riflessione e il senso di controllo che guida il comportamento, anche con i propri figli.
Non è necessario sforzarsi nel diventare supereroi e avere la risposta giusta ad ogni cosa, e può essere fuorviante pensare che i bambini siano troppo fragili per affrontare la tristezza, la rabbia, la perdita.
Anche le frustrazioni fanno parte della vita, e poterle sperimentare grazie ad un adulto competente è un fattore protettivo per la crescita: allena il bambino a poter differire la soddisfazione di desideri, tollerare la frustrazione, accettare la perdita, legittimare le emozioni più frustranti come qualcosa che fa parte di sé e della vita, sentendosi riconosciuti e contenuti.
Per questo è utile osservare, ascoltare i bambini e riflettere sul proprio modo di reagire ai propri stati emotivi per comprendere i loro; il compito è trasformare le emozioni in parole e gesti significativi di relazione.
Quando il bambino sente che le sue sensazioni sono riconosciute e contenute si allevia la sensazione di estraneità, che genera confusione e ansia, irritazione.
A volte anche il silenzio aiuta a connettersi affettivamente e contenere stati difficili da gestire: sintonizzarsi con uno sguardo, un abbraccio, un bacio può essere più utile di tante parole; in altre occasioni ci si può identificare con i vissuti del bambino e raccontare cosa si faceva alla sua età quando ci si sentiva arrabbiati, tristi, confusi.
Il racconto di storie, il disegno, il gioco possono essere strumenti efficaci per tenere aperta la comunicazione, spiegare cosa sta succedendo e lasciar emergere vissuti da condividere e contenere.
Ri-organizzare il senso di sicurezza e prevedibilità: reinventare una nuova routine
I bambini hanno bisogno di prevedibilità per regolare le loro aspettative, il loro comportamento, il loro senso di sicurezza. In questo momento in cui le abitudini stanno cambiando e si ri-organizzano navigando a vista possono “saltare” alcuni elementi importanti per i bambini.
La limitazione delle attività extra-familiari non solo riduce la possibilità del bambino di sperimentarsi in maggiore autonomia per fare esperienze con adulti significativi e altri bambini, potenziando le possibilità di crescita e costruzione del senso di sé e della propria autostima; vengono anche a mancare tutti quei “contenitori” spaziali, temporali e di contenuto che in altri momenti hanno organizzato la giornata e la settimana del bambino, secondo piani di attività e orari.
Difficoltà di addormentamento o sonno disturbato, diminuzione o aumento dell’appetito, mal di pancia, apatia o iperattività, mal di testa, comportamenti regressivi come tornare a fare la pipì a letto o voler dormire nel lettone dei genitori: sono segnali che indicano un senso di disagio del bambino.
È importante creare dei piccoli rituali che accompagnino il bambino al momento dell’addormentamento, come dedicarsi al racconto di una favola, invitarlo a lavarsi i denti e a indossare il pigiama.
A volte l’aumento della fame può segnalare una “fame di stimoli”, un modo per gestire la noia o gestire le emozioni. Anche la noia è importante, molti bambini non sono abituati a viverla; in tal senso la diminuzione dei loro impegni può essere un’occasione per sperimentare il vuoto, la solitudine. Anche attraverso questi momenti si può fare spazio alla creatività, al problem solving, al contatto con sé stessi.
Accanto a questo è anche importante poter offrire un ambiente capace di accogliere i segnali emotivi e che sia adeguatamente stimolante, in cui il gioco sia vario nel contenuto e nella modalità, condivisa o in solitudine.
È fondamentale pianificare una nuova routine anche a casa, che garantisca ai bambini la prevedibilità dell’organizzazione del loro tempo; questo può facilitare un orientamento delle aspettative che influisce positivamente sulla regolazione del comportamento, delle emozioni e del senso di sicurezza.
La pianificazione quotidiana e settimanale può includere attività e orari rispetto a: l’orario in cui ci si alza, ci si lava e ci si veste, il momento dei pasti con eventuali piccoli incarichi che vedano i bambini protagonisti o collaboratori, gli spuntini, il momento del gioco, del riposo, dei compiti, l’ora in cui si contattano i familiari e quella in cui ci si prepara per andare a dormire.
In base all’età si può coinvolgere il bambino nell’organizzazione dei diversi momenti, insieme può essere condivisa anche l’espressione grafica del planning: ad esempio attraverso una tabella che indichi giorni, orari e attività che il bambino può concordare e realizzare con l’aiuto dei genitori.
I bambini più piccoli possono essere stimolati a fare dei piccoli disegni che possano rappresentare le attività e facilitare la previsione dei diversi impegni; il planning può essere appeso in spazi comuni o nella stanza del bambino.
Condividere e coinvolgere: potenziare l’autostima nel gruppo famiglia
In questo periodo la percezione di sé da parte dei bambini è legata al solo rispecchiamento rispetto all’immagine che i genitori gli rimandano di sé stessi.
Vengono infatti a mancare il gioco extra-familiare, lo sport, la scuola vissuta dal vivo: tutte quelle attività e quelle relazioni con i pari ed altri adulti significativi che gli permettono di viversi in autonomia rispetto ai genitori. Queste occasioni permettono di sperimentarsi, ricevere risposte di conferma o disconferma che funzionano come elementi regolatori dei comportamenti, dei vissuti, del valore del senso di “adeguatezza” delle proprie capacità e di sé.
In questo delicato momento è necessario offrire a bambini occasioni in cui mettersi in gioco, sperimentando un senso di efficacia e adeguatezza.
Permettete a tutti di fare la propria parte e ognuno scopra che può contare sul gruppo famiglia: possono essergli affidate piccole responsabilità che gli rimandino il loro valore nella famiglia e stimolino la loro partecipazione aumentandone l’autostima.
I bambini più grandi possono essere stimolati a porsi come modello e supporto dei più piccoli: ad esempio nei compiti, nel vestirsi, nel gioco; allo stesso modo è utile stimolare i bambini più piccoli a sentirsi grandi, utili, importanti nel gruppo famiglia.
Preparare la colazione, occuparsi della tavola, aiutare a fare i compiti, ordinare gli spazi, spolverare, lavare qualcosa: possono essere esempi di piccole “responsabilità” da affidare ai bambini. Cucinare insieme ai genitori può essere un’attività divertente per tutti, ma anche una fonte di apprendimento: seguire ricette e toccare ingredienti stimola la manualità e il ragionamento logico, entro una cornice ludica da condividere in famiglia che diventa un nutrimento affettivo e alimentare.
È importante comunicare con il bambino il compito che si intende proporre secondo modalità che stimolino l’interesse e il senso di efficacia, piuttosto che la sensazione di dover aderire a “comandi”.
Può accadere che i bambini mostrino oppositività rispetto alle richieste; in tal senso è utile chiedersi cosa stia succedendo, che clima emotivo ci sia in casa, che dialogo si può aprire rispetto alle richieste genitoriali e ai segnali che il bambino sta inviando.
Gestire i capricci e la conflittualità: uno spazio di ri-narrazione e condivisione
Quando gli spazi di convivenza si restringono e la casa diventa il contenitore di tutte le attività e degli spazi di espressione di ciascun membro, può accadere che ci siano momenti di conflittualità: tra fratelli, tra genitore e bambino, tra genitori.
Anche nei momenti di maggiore stress, in cui il bambino mostra comportamenti oppositivi e genera rabbia e ansia nell’adulto è necessario evitare di rispondere con giudizi come: “sei tremendo/a- sei svogliato/a, ecc”.
Questo tipo di feedback viene percepito come un’etichetta identitaria che disegna l’immagine che il bambino ha di sé nel vederla rispecchiata dal comportamento del genitore; se l’immagine di sé con cui ci si sente descritti è negativa l’autostima si abbassa e non viene colto il segnale di comportamento che esprime un bisogno emotivo, che rimane estraneo alla possibilità di essere contenuto e regolato dall’adulto e compreso dal bambino.
È più utile fornire rimandi attraverso cui l’adulto esprima le proprie emozioni rispetto al comportamento del bambino ad esempio: “quando ti comporti così io mi arrabbio” piuttosto che: “mi fai arrabbiare”. Insieme sarà possibile regolare il comportamento, ma a partire da un’assenza di giudizio dell’emozione sottostante, che va accolta.
È importante mostrare che ci si sta occupando di lui/lei, che si è colto un segnale di ansia e/o rabbia, di disagio che il genitore sa comprendere; si possono cogliere segni di inquietudine e/o preoccupazione osservando il linguaggio del corpo, il tono di voce e il respiro.
Invece di cercare di evitare momenti di frustrazione è utile dargli un significato; in base all’età dei bambini si può rimandare cosa si è colto e restituirlo: “vedo che ti stai arrabbiando- mi sembri spaventato- ti senti triste- capisco che non ti piaccia…” piuttosto che: “non ti arrabbiare- non spaventarti- non essere così triste- ti dovrebbe piacere”.
Questo tipo di atteggiamento è utile anche nei momenti di conflittualità tra adulti: favorisce una maggiore apertura verso la comprensione di sé e dell’altro che libera risorse nella relazione, stimola un clima di intimità emotiva in cui esprimere i propri vissuti in maniera non difensiva ma costruttiva, favorendo la coesione.
In tal senso un momento di conflittualità può favorire una ri-narrazione condivisa delle dinamiche comportamentali ed emotive, promuovendo una crescita relazionale familiare e personale.
Dott.ssa Valeria Paglione
Fonti delle foto:
1-https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2020/03/27/ansa-focus-coronavirus-aiuto-si-sono-ristretti-gli-spazi_80d9771d-b4cf-4dc5-9566-daa52619f529.html
2- https://it.freepik.com/foto-premium/bambina-bambino-in-maschera-con-orsacchiotto-si-siede-su-windows-quarantena-di-coronavirus_7428891.htm
3-https://it.freepik.com/vettori-premium/illustrazione-vettoriale-di-attivita-di-routine-quotidiana-per-bambini_3690950.htm
4- https://www.google.it/search?q=autostima+bambini&client=safari&hl=it-it&prmd=isvn&sxsrf=ALeKk02Y20ej4U9g5T8jcZtjCrdtYS4KyA:1589050425161&source=lnms&tbm=isch&sa= X&ved=2ahUKEwi_t_yQuqfpAhWx5KYKHeYVCN0Q_AUoAXoECAwQAQ&biw=1024&bih=665#imgrc=waPEW83TvGR1TM
5- https://www.google.it/search?q=capricci+bambini&client=safari&hl=it-it&prmd=ismvn&sxsrf=ALeKk02HZvovVKWthcL2vFz14PpFSadmNA:1589049633354&source=lnms&tbm= isch&sa=X&ved=2ahUKEwiprSXt6fpAhVMxKYKHdg9ARoQ_AUoAXoECAsQAQ&biw=1024&bih=665# imgrc=AJZXMZiw4FcuQM&imgdii=czW9PJbXw_-aIM